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"Gina Marziale nella sua mostra antologica compie un lungo percorso di analisi psicologica e d'intuizione poetica della natura.
Affrontando con coraggio ispirativo contraddizioni blande o esasperate.
Un lungo viaggio dal 1969 al 2007 con qualche significativa sosta: fossili e radici, microcosmi, finestre spalancate su erbari fiabeschi.
Un cammino sostenuto più che, da un rigore naturalistico, da una tenacia etica non disgiunta da voli onirici e sondaggi metafisici.
Alla pittrice romana interessa verificare l'equilibrio di forze, quella metamorfica del paesaggio di campagna e quella dinamica ed evolutiva della psiche.
Gina Marziale osa il confronto analitico ed emotivo di tutto ciò che è in movimento, nel processo traslativo dell'essere umano e nella fertilità del cosmo.
L'artista elabora una singolare mediazione tra le due entità, attraverso visioni e contrasti, conciliazioni e proposte, nelle sue rappresentazioni pittoriche che vengono evidenziate dal pluralismo cromatico di un unico colore.
Nel corpo della sua struttura cromatica emerge con diramazioni fortemente disegnative un segno distintivo di affermazione grafica, una visione di oggetti smarriti, che storie dimesse avevano sgretolato precipitandoli verso l'oblio e l' obsolescenza.
Le sue acqueforti evidenziano la drammaticità degli oggetti usati e deteriorati nel tempo.
Alla fine sembra proprio che il viaggio onirico di Gina Marziale voglia terminare "nel vecchio intrico dei luoghi d'infanzia", con un pessimismo modernistico ed anti-proustiano.
Infatti la pittura, la vis cromatica suggerisce chiaramente una continuità, nell'arte della pittrice romana, con oggetti e immagini irrobustiti dal Sogno.
La sua arte allora, assume anche una dignità etica proprio nel senso di uno "scarto" nella analisi, la grafica come allusiva sottolineatura delle immancabili scorie di un percorso e la pittura invece come il colore che illumina e discerne i campi delle possibilità realizzanti delle visioni.
Una mostra antologica non è un'ostentazione dell'autrice, neppure una fiera oggettiva delle vanità plausibili, ma come sempre una impegnata comunicazione etica ed estetica.
Un'antologica è in maniera evidente un rendiconto di una attività pluriennale tra la realtà della vita e l'irrealtà del sogno.
Il risultato brillante che ottiene Gina Marziale è aver piegato e tradotto l'irrealtà dell'immaginazione in unità visionaria, integrandosi con la visione fisica, quindi biologica, con l'umiltà di sentire l'umanità in relazione con il cosmo.
Essendo noi partecipi delle metamorfosi (viaggi) di tutti gli organismi viventi, siamo, sembra dire anche noi pulviscolo di stelle e radici della terra, che in forma tentacolare protendono le braccia verso il cielo.
Nell'arte si manifesta il desiderio, la passione, di tutti gli esseri viventi di superare tempo e spazio, in cui l'eternità gioca un ruolo di umile coesione tra armonie e movimenti.
Questa pittura fatta di contrasti, impercettibili inquietudini e di sospensioni crepuscolari offre un risultato quieto e razionale."

Vito Riviello - La natura razionale 1969 - 2007  

 

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La crisi da combattere è dentro di noi e prima di giungere alla sua natura razionale, l'artista ha sperimentato la crisi della luce, ha vissuto il contrario della sua arte a mio avviso, portando poi il segno, il colore, la luce, oltre i confini di una "trama" lineare, giungendo dunque fino alla storia intera di tutte le trame, non di quelle preordinate, ma di quelle rimosse.

Lidia Riviello - La natura razionale nell'arte grafica di Gina Marziale 1987 - 2009


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Si deve alla splendente visione in poesia del vedere di Arnoldo Ciarrocchi la pertinente e reale definizione - anzi, la scientifica affermazione - del naturalismo nella pittura e nella incisione di Gina Marziale. Ci si trovava al venerdì 5 di Agosto del 1988 nella Sala del Municipio di Porto Santo Stefano: là dove i colli maremmani scendono e si incrociano ed assomigliano agli abbracci delle sforbiciate all'Asola di Civitanova, prima di dileguarsi nel mare aperto di un sazio Tirreno. In quel prezioso dépliant per quella mostra il professore della Marziale in Accademia nella romana via di Ripetta, Arnoldo Ciarocchi, la presentava e la inchiodava alla poesia della propria identità, scrivendole la verità della sua ricerca artistica. Dichiarava Ciarrocchi: "Le basta una radice trovata sulla riva del mare, nodosa come un insetto a suggerirle una forma; o una conchiglia. O il colore della malachite e dei lapislazzuli. O il profumo della rosa. Tasselli di colore tagliati ad arte e composti come racemi ed i fiori delle tarsie di un marmo di un paliotto in una chiesa napoletana. (..)
Gina Marziale ha redatto la verità della propria arte identificandola nella verità delle stagione vissute. E vissute anche nell'aspirazione a riviverle. Valgono per Gina Marziale, le parole per l'opera di Arnoldo Ciarrocchi, scritte da Luigi Dania nel 1965, in occasione di una mostra a Pisa - tra i più eleganti indagatori della storia dell'arte, ed elegante pittore, egli stesso, vigile e ironica intelligenza della scrittura storico critica: "Nella sua opera incisoria strettamente collegata con la pittura, ogni foglio è un racconto aperto che nasce da una contemplazione commossa e raccola."

Mariano Apa - Abbazia S. Nilo, Grottaferrata (RM) 2011

 

 

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